LA VERTENZA
PADOVA – Senza lavoro a causa della chiusura decretata dall’emergenza Covid-19, senza stipendio e prive di qualsiasi ammortizzatore sociale. Le cameriere ai piani degli alberghi sono scese in strada per protestare contro la loro situazione. «La mancanza di diritti fa più vittime del Coronavirus».
Da anni queste cameriere sono persone silenziose negli alberghi. Sistemano le stanze dei clienti, ma in cambio hanno solo precarietà e fatica. Con la crisi dovuta al Coronavirus si sono ritrovate a dover tirare avanti una famiglia senza uno stipendio e cercano di far sentire la loro voce in vista della riapertura delle strutture ricettive.
Si tratta di cameriere che lavorano ai piani e che vengono assunte da cooperative, ma che lavorano per gli hotel. Una situazione che accomuna anche le 16 di Cegalin Veneto che ora sono senza ammortizzatori sociali.
«La situazione è inaccettabile, serve un intervento urgente per riprendere l’attività», ha spiegato Vittorio Rosa del sindacato SLS.
SITUAZIONE DA SANARE
Rosa ha sottolineato come la Cegalin Veneto, in quanto utilizzatrice della manodopera, sia responsabile di ogni onere retributivo e previdenziale per le lavoratrici e per le eventuali differenze retributive e contributive.
«Di fatto da tre mesi siamo senza stipendio e senza ammortizzatori sociali» – ha continuato il sindacalista – «Si tratta di oltre 160 lavoratrici di hotel blasonati come il B4 Hotel Milano, il Mioni Pezzato di Abano».
LA SOLIDARIETÀ DEL PRESIDENTE DI FEDERALBERGHI: “VANNO REPERTI FONDI PER QUESTE LAVORATRICI”
Dalla parte delle cameriere si è schierato anche il presidente di Federalberghi, Massimiliano Schiavon: «Abbiamo evidenziato che serve un aiuto concreto per queste lavoratrici, i fondi vanno trovati. Questa situazione deve essere sanata».
Le cameriere ora sperano di ottenere risposte concrete.
Luisa Morbiato – il Gazzettino